Marina Monaruli, Istituto S.Anna, Roma
Patrizia Venesia, IC Rita Levi Montalcini, Torino
Biagio di Nitto, ITIS Ettore Majorana, Cassino
Grazie, grazie per averci dato l'opportunità di fare un'esperienza come questa. Ho apprezzato ogni stimolo che ci avete offerto durante tutto il percorso. Mi sono commossa nel vedere come i ragazzi hanno gestito le prove: hanno condiviso, discusso, riflettuto..., ma soprattutto si sono aiutati, anche tra squadre avversarie. Il momento più intenso, però, è stata la premiazione, ma non per aver visto la nostra squadra salire sul palco (certamente dentro di me un po' di orgoglio c'era), ma per le parole che lei ha pronunciato, per la testimonianza che ci ha regalato, per la dedizione, l'impegno e l'amore per l'insegnamento che avete dimostrato. Complimenti, complimenti! Mi avete ridato la speranza... Non è facile trovare colleghi con cui condividere idee, scambiare punti di vista, intelligenze e competenze È stata un'esperienza unica e dovete essere fieri della perfetta riuscita. Avete veramente saputo " fare squadra " Grazie di cuore. I miei alunni, storditi, hanno detto: "Non dimenticheremo mai questa avventura, la porteremo sempre nel cuore. Giochiamo a calcio, a tennis, facciamo gare di nuoto, ma quest'anno abbiamo capito che cosa significa fare un lavoro di squadra". Credo sia la più bella sintesi e io dico che questo sia il vostro vero successo.
Berenice Egidi, IC Savini San Giorgio San Giuseppe (Teramo)
Volevo ringraziare tutto lo staff per la cura, l’amore e la pazienza che avere avuto con tutti noi. Non abbiamo vinto ma è stato bello vedere i cugini Emiliani sollevare la coppa. Ci siamo divertiti tanto dentro e fuori le gare... Al prossimo anno! Volevo anche dirvi che mi ha veramente emozionato il momento in cui avete parlato di Giorgio Israel, non lo conoscevo ma ho cercato subito chi era in internet e mi sono già segnata alcuni titoli di libri da leggere. Bravi, bravi, bravissimi!
Prof.ssa Maria Chiara Benassi, Scuola Secondaria di Primo Grado Agostino Chieppi (Parma)
Matematica è osservare, costruire, immaginare, sperimentare, ricercare, giocare, intuire, sentire toccare, raccontare. scoprire, confrontare, risolvere, sbagliare, parlare, provare……… ………provare a risolvere con giochi di squadra, attraverso la metodologia della ludodidattica, calcoli mentali laboriosi, problemi di aritmetica, di logica, di geometria e rompicapi, ………provare a gareggiare divertendosi insieme!!!! Questo è quello che è successo agli alunni della sezione A della scuola media Stefania Quaranta, che hanno partecipato al Con-corso Nazionale Matematica per tutti. La matematica ha un’importanza che va al di là dell’utilità immediata, rappresenta un potente strumento di interpretazione della realtà. Certe nozioni, direttamente o indirettamente, contribuiscono a migliorare la qualità della vita quotidiana, al ragionamento. La geometria, per un ragazzo con disabilità motoria, può servire all’educazione della visione e dell’organizzazione spaziale e non si può precludere un tale beneficio. Grazie all’utilizzo dei giochi matematici proposti da CreativaMente Tokalon e alla partecipazione dei miei alunni al Con-corso Matematica per tutti, ho avuto un’occasione importante per incentivare lo sviluppo dell’utilizzo del linguaggio matematico come fonte di aggregazione e per creare in classe un laboratorio dove sperimentare la didattica inclusiva. I disturbi specifici di apprendimento e la disabilità ci impongono il superamento di modelli didattici e organizzativi obsoleti e destinati all’alunno medio, in favore di approcci flessibili e adeguati ai bisogni formativi dei singoli studenti. Per gli alunni è fondamentale creare una opportunità che passi attraverso la condivisione delle conoscenze, delle competenze e delle capacità dei singoli individui. La qualità della scuola, ma soprattutto dell’insegnante, si misura sempre più in funzione della sua capacità di sviluppare processi inclusivi ed integrativi, sia per l’aspetto sociale sia per i processi di apprendimento. L’inclusione e l’integrazione possono essere certamente facilitati se la comunicazione avviene attraverso un linguaggio comune ed universale come quello con cui ci parla la natura ovvero la matematica. In quest'ottica, l’utilizzo del linguaggio matematico come strumento di gioco cooperativo, di indagine, la modellizzazione matematica di problemi seppur semplici, ma di riscontro pratico alla portata di esperienze di vita quotidiana, di gioco, ci permette di filtrare la realtà e di interpretare l’universo che ci circonda, occupando un ruolo fondamentale che permette di creare inclusione. È indubbio che entrare in quest’ottica possa essere molto impegnativo, lontano da un insegnamento fatto solo di “programmi” da chiudere a fine anno, ma ha in sé qualcosa di impagabile, ovvero la soddisfazione di aver contribuito a costruire la cosa più importante per una persona: la sua autonomia.
Prof.ssa Geppina Balduino, IC Anna Fraentzel Celli (Roma)
L’esperienza vissuta alla prima edizione del “con-corso” è stata un’ulteriore verifica di quello che per noi significa fare scuola. Ci definiamo “la scuola che esalta i talenti” intesi come il dono che a ciascuno è stato dato. Il come ci ha messo insieme, noi della Frassati e voi organizzatori del concorso: tutti possono imparare la matematica attraverso l’interesse e la passione di chi insegna e insieme agli amici che condividono la gioia, le idee, le strategie, ma anche la fatica di imparare. La ragione per cui abbiamo deciso di intraprendere questa avventura sta nel desiderio di proporre una didattica per tutti. Un altro aspetto positivo di questa esperienza è stato il “clima” amicale vissuto durante l’evento, sembrava che ci si conoscesse tutti da tempo. La cordialità, il rispetto dell’altro, lo sguardo che abbiamo ricevuto, docenti e alunni è stato per noi significativo. Ogni azione, ogni cambiamento passa attraverso il rapporto tra persone che condividono lo stesso scopo: il bene dei bambini che a ben vedere coincide con il nostro.
Elena Fumagalli, Coordinatrice Scuola Primaria Pier Giorgio Frassati (Seveso MB)
L'esperienza del con-corso Matematica per tutti mi ha entusiasmato sin dall'inizio. È stato molto stimolante far parte del comitato didattico-scientifico, ma in realtà è stato altrettanto coinvolgente partecipare come docente alle attività proposte. Condivido pienamente l'idea di far partecipare TUTTI gli studenti alle "gare" matematiche, e il con-corso Matematica per tutti rende ciò facilmente fattibile. Credo che tale approccio, oltre ad avere enormi ricadute positive e non solo sulle attività didattiche, renda forse unica tale manifestazione ad altre gare matematiche riservate generalmente ai singoli o più dotati studenti. L'approccio ludico-educativo è vincente e i giochi ben si prestano a tantissimi richiami durante le attività didattiche, con un orizzonte ben più ampio rispetto alla competizione. In poche parole, l'esperienza è certamente da ripetere.
Prof. Giovanni Casa, IC G. Montezemolo (Roma)
Come promesso vi racconto come è andata la nostra avventura fino a Cinecittà World! Il 25 settembre purtroppo una terribile tragedia ha sconvolto i miei studenti e me. Mi è piaciuto come li avete subito rinominati “la classe di Simone” perché è vero da quel terribile giorno loro non sono più la 2^ MS, sono “la classe di Simone” e lo saranno sempre. A metà ottobre quasi per caso mi imbattei nella pubblicità del vostro concorso sul sito di Orizzonte Scuola. E l'idea mi piacque subito. “Fare matematica giocando... fare matematica sbagliando...” era il concorso che faceva per me, e per loro, intuitivi ma non tanto assidui nello studio, e giocherelloni sempre anche e soprattutto a sproposito”. Forse potevo ottenere qualcosa di matematicamente proficuo e farli tornare a sorridere, decisi di accettare la sfida e convinsi la D.S. a iscrivere la classe. Neanche a farlo apposta l'anno scolastico scorso era stato approvato un progetto PON sulle Competenze di Base che avevo strutturato calibrandolo proprio sui giochi matematici. Chiesi ai ragazzi la disponibilità a frequentare un corso di matematica tutti i venerdì dalle 14:00 alle 17:00. Erano un po' spenti e svogliati ma mi avevano promesso che per Simone si sarebbero impegnati e accettarono di partecipare. Ci erano già arrivati i vostri giochi in scatola e al rientro dalle vacanze di Natale il corso è partito. Non vi nascondo che metterli davanti a Ubongo mi ha reso tutto più facile, soprattutto con i ragazzi meno studiosi. Ci si appassionarono subito, e questo li fece sentire BRAVI (che, diciamocelo, anche quando non è vero è una delle poche molle che spinge un ragazzo a provare piacere nel fare matematica “se non son bravo che gusto c'è?”). I più discoli a scannarsi con i tasselli di Ubongo e i più bravini molto scettici a sistemar conigli nel tabellone di “Conta che ti passa”. Così mentre in una parte dell'aula si urlava UBONGO a tutto spiano, nell'altra sguardi supplichevoli mi imploravano di cambiar gioco. E va beh... mica può essere tutto facile, qualcosa dovevo pur fare anche io 🙂 “Ragazzi guardate che è tanto carino questo gioco, se non entrate nel cuore della partita non lo capite, datemi fiducia, giocate!”. Un po' scettici iniziarono a giocare “sembra il gioco dell'oca... è per bambini” sbuffavano i più polemici. “ma le carote sono i punti?” “Certo ragazzi, dovete accumulare carote per vincere e per farlo vi serve un po' di matematica e un po' di gioco d'azzardo, come se giocaste a poker”. BINGO. Mica avevo parlato di probabilità, no, stavano giocando d'”azzardo” nel senso più letterale del termine. Dovevano azzardare le loro mosse perché chi veniva dopo di loro gliele avrebbe potute rovinare in un attimo e addio carotine. Di colpo “Conta che ti passa” è diventato bellissimo. “la soddisfazione nel costringere gli altri a tornare indietro di una casella a ogni errore valeva la maggior fatica di questo gioco rispetto a Ubongo. Fu così per tutti, piacevolmente così anche per quelli che la matematica proprio non la digeriscono. In particolare, mi colpì vedere una delle mie studentesse meno inclini allo studio della materia disquisire brillantemente con un compagno sul fatto che una certa carta non poteva usarla perché c'era scritto che dovevano esserci più di 2 ma meno di 5 conigli e che quindi dovevano essere per forza o 3 o 4! Ricordo che pensai “sarà un caso...” ma poi con lo stesso fervore spiegava a un'altra compagna che un'altra carta non andava bene perché c'era scritto “divisibile per 3” e quel numero non lo era. Provai una sensazione davvero piacevole. A quella mia alunna la matematica non piace ancora, le piaccio io (qualcosa l'ho ottenuta), le piace l'idea di andare a Roma a fare la finale ma quando con la mamma ci siamo chiesti davanti a lei perché al corso fosse così partecipe ma davanti a equazioni fratte o sistemi si bloccasse sempre lei ha risposto candidamente “E che c'entra. Quello è un gioco!” Lo scopo del mio corso pomeridiano era fargli acquisire competenze logico deduttive giocando ma non volevo limitarmi ai vostri seppur utilissimi giochi. Avevo tanto materiale mio legato soprattutto al “Rally della Matematica” gara alla quale iscrivo le mie classi da diversi anni e qualche libro di matematica ricreativa. Dalla seconda lezione iniziai a dividerli in squadre. Dovevano risolvere i problemi che avrei proposto loro e qualche giochino di costruzioni geometriche. Era meno coinvolgente dei giochi di società e conosco le mie bestioline, quindi li fregai così: “ogni sfida vale dei punti, la squadra che alla fine della lezione ha più punti vince il premio che ho preparato.” Ha funzionato. Si sono divertiti a risolvere i problemi proposti. Alla squadra arrivata prima, ho chiesto di scegliere tra tre possibilità (A, B e C) per scoprire dove si trovava il premio e poi, in base all’opzione scelta, ho detto dove sicuramente NON si trovava il premio offrendo loro la possibilità di cambiare risposta. La probabilità tornava, ma ancora camuffata da gioco. La stella di Loyd che non conoscevo è diventata la nostra metafora costante per la risoluzione dei problemi: occorre desiderare di trovare la soluzione perché una volta vista davvero non sfugge più. Si stavano appassionando e la finale si avvicinava. Li ho fatti giocare con gli stuzzicadenti “prof ci portiamo quelli veri così capiamo meglio” e con i dadi da ruotare, con Rolling Pytagora e con i problemi di geometria e di logica... Mancava solo l'ultimo scoglio IL CALCOLO MENTALE! A I U T O. Come sicuramente saprete ai giovani d'oggi contare non piace. La calcolatrice viene consigliata alla minima difficoltà e noi docenti spesso ci troviamo nell'impossibilità di far fare anche i calcoli più semplici agli ormai troppo numerosi alunni discalculici perché la risposta unanime da parte di genitori medici e pedagogisti è “DEVONO FARLO CON LA CALCOLATRICE!” Ecco: il mio grazie più grande per voi dal punto di vista della didattica è per esservi inventati la sfida di CALCOLO MENTALE e anche se sarà sicuramente lo spauracchio della finale mi ha permesso di: 1) costringerli a stare in silenzio assoluto (e come ci si concentra altrimenti) 2) costringerli a memorizzare velocemente strategie 3) costringerli a scoprire che il loro cervello ha più potenzialità di quanto non potessero nemmeno immaginare. Grazie. Grazie davvero ^_^ Alla prova del 22 febbraio ci sono arrivata con la classe decimata dall'influenza. Ma ci eravamo allenati tanto, si erano allenati tanto! A parte i tre più moribondi, o semplicemente meno combattivi, sono venuti comunque tutti. I giorni prima mi hanno chiesto di creare io le squadre (nei vari venerdì del corso le squadre cambiavano spesso per capire meglio le diverse compatibilità). Avevo una grande responsabilità e ho chiesto loro di scrivermi in privato semplicemente la persona con cui più volentieri avrebbero lavorato e la persona con cui proprio non volevano lavorare. Con mia grande soddisfazione quasi tutti mi hanno risposto “È uguale” e quindi è stato abbastanza facile accontentare le poche richieste. Rimaneva per me il dilemma se creare la squadra FORTE mettendoci tutti gli studenti che nelle settimane avevano dimostrato di avere le capacità per affrontare al meglio la sfida, e avere così qualche chance di portare a Roma almeno una squadra (non miravamo più in alto!) o calibrare le squadre mettendo in ciascuna di esse un alunno FORTE e gli altri meno bravi ma il più possibile compatibili. Ammetto di averci dovuto pensare su. Non solo per loro ma anche per me è stata una divertente FATICA. Mi avete aiutato voi a fare la scelta giusta. “MATEMATICA PER TUTTI”. Squadre miste... vada come vada. Li ho visti contenti delle squadre formate. Hanno lavorato TUTTI e TUTTI si sono sentiti utili. Il giorno dopo per non farci mancare niente avevano un'altra gara di un altro concorso. L'hanno fatta in quattro e quattr'otto e una delle mie studentesse più combattive anche se poco convinta delle proprie abilità mi ha guardato e ha detto con gli occhi che le brillavano “Prof. Ci ha trasformato in mostri!” È stato bellissimo fargli leggere la vostra “lettera per tutti”. Non gli ho detto con quali punteggi si erano qualificati perché condivido il vostro punto di vista. Non mi importa se vinceranno. Abbiamo già vinto. Per Simone e CON Simone. Cari Saluti.
Prof.ssa Raffaella Lai, IIS Duca Degli Abruzzi (Elmas CA)
La mia classe è una classe composta da ragazzi svegli, non tutti eccellenti, ma tutti molto inquadrati, educati e per bene. È una classe multietnica (nei numeri consentiti) e curiosa. Alla notizia che avremmo intrapreso questa avventura del con-corso sono morti tutti dalla vergogna! Infatti sono per la stragrande maggioranza ragazzi timidi e introversi. Quando ho cominciato a far provare loro i giochi dividendoli a gruppi però è subito avvenuto una sorta di disgelo: la cosa bella a cui ho assistito è stato che il disgelo non è avvenuto solo nei confronti della competizione, ma anche tra di loro, nelle relazioni. Infatti, la fase preparatoria ha dato modo a me di creare momento didattici diversi dal solito, ma pur sempre molto profondi anche da un punto di vista di contenuti (in particolare ho apprezzato molto la parte dei giochi matematici). All’alba della prova selettiva ho cominciato a farli esercitare sul calcolo a mente e questo fatto mi ha illuminata su un altro fatto a me sconosciuto: tra i miei ragazzi infatti avevo un ragazzo (bocciato l’anno scorso) che era formidabile nel calcolo a mente! La cosa bella è stata che anche lui era all’oscuro di questa sua bella dote. Ho cominciato così a dargli bei voti nel calcolo e questo lo ha incredibilmente motivato: da una media del 6 ora ha 8 pieno! E con lui hanno guadagnato in motivazione anche gli altri che si divertivano a stargli dietro... Vivere esperienze didattiche non convenzionali mi ha dato la possibilità di scoprire caratteristiche dei miei ragazzi che prima non conoscevo e sulle quali ora posso fare leva come punto di forza. Ho faticato un po’ a capire l’importanza di giochi come Ubongo e La Boca, ma ho visto che sono piaciuti molto ai miei ragazzi e quindi ho vinto la mia iniziale diffidenza fidandomi invece del loro entusiasmo. Il fatto di aver fatto un buon punteggio nella prova selettiva è stata una sorpresa e ha dato una carica notevole ai quattro che poi ho portato con me a Roma... E della finale che dire... è stata bella e stimolante... per me anche emozionante! I miei quattro ragazzi timidi hanno vinto e con il contegno che li contraddistingue sono tornati a casa fieri, più sicuri di sé e capaci di sostenere una importante risonanza mediatica, loro che mesi prima neanche volevano farsi la foto di classe! In conclusione, il con-corso è stato una bella occasione: - di riscatto per la scuola - di aggregazione - di fare buona didattica Di questo vi ringrazio e vi ringraziamo
Prof.ssa Giuditta Bettarini, Conservatorio San Niccolò (Prato)
Condivido con voi tutti i miei pensieri riferiti all'esperienza vissuta durante la preparazione e la finale del con-corso. Condivido con voi i principi ispiratori e l'idea di una matematica per tutti, da quando insegno ne ho sempre fatto il mio motto e quando ho trovato la proposta del con-corso non ho esitato ad iscrivere la mia classe 5^H nonostante la scuola non finanziasse l'operazione. Abbiamo partecipato allenandoci e cercando di applicare il principio del lavoro cooperativo, la squadra (SUPER POTENZE) che si è qualificata per le semifinali e ha partecipato alle due giornate a Cinecittà World ha vissuto un'esperienza unica e si è messa in gioco con vera passione ed enfasi. Io che li ho guidati ho assaporato uno di quei momenti di gratificazione che nella vita di un'insegnante non si presentano tanto spesso. I genitori e tutti coloro che ci hanno accompagnato hanno vissuto con i figli, per alcuni i nipoti, quei momenti di intenso impegno e gioco, osservando quanto i quattro bambini fossero uniti nel loro impegno e la loro forza fosse proprio essere una squadra. Hanno apprezzato il materiale utilizzato e con loro ho condiviso il sito di CreativaMente. Nel confrontarsi con me hanno dimostrato gratitudine e soddisfazione e hanno manifestato l'interesse ad un coinvolgimento futuro in quanto due di loro sono insegnanti. Tutti noi abbiamo apprezzato la location e ci siamo divertiti giocando.
Maria Grazia Atzei, IC n.2 Sinnai (Sinnai CA)
Primo giorno di scuola, anno scolastico 2018/2019. Entro nella classe del liceo artistico e consegno un test sugli interessi con all'interno la richiesta di scrivere 3 aggettivi da dare alla matematica. Quando correggo i test vedo questi aggettivi: astratta, incomprensibile, cattiva, infernale... e la lista vi assicuro che potrebbe continuare. Al primo consiglio di classe scopro che anche i ragazzi più "bravi" dal punto di vista del rendimento hanno storie familiari difficili, oppure una mancanza di stima grande sulla loro persona o dei forti problemi relazionali. Che fare con delle classi così? quando a casa i ragazzi hanno problemi in famiglia come droga, separazioni non accettate, una bassa stima di sé difficilmente in matematica riescono a concentrarsi, a far fatica, a trovare quell'energia che serve per un impegno proficuo, soprattutto quando le lacune sono veramente gravi. C'è un giudizio che ho verificato spesso dal terremoto a L'Aquila in poi. Ciò che mi ha permesso di ripartire vedendo dovunque crepe sui muri o crepe nel cuore mio o delle persone a me vicine è stata una Bellezza. La Bellezza dei volontari, la bellezza dei cuori delle persone che ho incontrato, il sorriso dei bambini, la Bellezza delle persone che hanno cominciato a progettare iniziative per ricostruire l'umano e i luoghi. Quest’anno facendo memoria di tutto questo nelle mie classi ho cercato sempre di partire da una Bellezza, faticosamente a volte, ma sempre provandoci. Il CON-CORSO e soprattutto il suo nome MATEMATICA PER TUTTI, mi ha spinto a far aderire più classi possibili ma tutto ciò è stato permesso anche e soprattutto grazie alla ferma volontà della mia preside. Senza di lei, senza il suo sostegno non sarebbe stato possibile un coinvolgimento tale. All'inizio dell'anno i ragazzi erano come un arcipelago, uniti dal mare delle discipline o dalle cose da fare ma tutti soli, piccole isole. Il con-corso ha permesso ai ragazzi, grazie al gioco di squadra di conoscersi e di scoprirsi insieme. è stato bello vedere Greta abilissima nel calcolo mentale, Samuele negli enigmi con i fiammiferi, Elisa bravissima nella visione spaziale... insomma ognuno mostrava il suo talento. non sto scrivendo questa lettera perché i miei ragazzi hanno fatto un buon punteggio, ma perché forse leggendo questa lettera un altro insegnante accetterà la sfida del concorso l'anno prossimo e vedrà anche lui tutto il bello che sto vedendo io in questi giorni. i miei ragazzi abituati a mollare di fronte alle sfide, si sono rimboccati le maniche. Alcuni docenti mi hanno chiesto se ho fatto tutto il programma. Certo che ho fatto il programma! Ma questa può essere la domanda da farsi tra noi docenti? è questo il nostro principale obiettivo? Altri mi hanno detto: ma tu nelle tue ore hai sempre giocato? Chiaramente no! e noi qui non avevamo neanche la possibilità del rientro pomeridiano. E allora come si sono esercitati i miei alunni? Organizzando bene il tempo della lezione, preparandola prima per bene e soprattutto responsabilizzando i ragazzi. i giochi li hanno portati a casa, ci hanno giocato in famiglia con i genitori o con i fratelli. hanno portato a casa delle tessere di Ubongo e il sacchetto con i pezzi... hanno cercato e trovato app da scaricare sul telefonino per esercitarsi in enigmi... Insomma, c'era da parte mia e da parte loro la volontà di dare il massimo, la volontà di esserci. Questo è il mio obiettivo didattico raggiunto. Prima del programma, prima di tutto secondo me è far capire ai ragazzi chi sono, quali sono le loro potenzialità e a dare il massimo in ciò che si fa, con costanza e impegno. questo è ciò che è accaduto! i miei alunni oggi sono più felici. per questo scrivo questa lettera, per ringraziare tutte le persone che hanno permesso tutto questo. GRAZIE
Prof.ssa Grazia Cotroni, IIS A.Bafile- Liceo Artistico F. Muzi (L’Aquila)